\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 La rivoluzione scoppiata a Vienna il 13 marzo 1848 e la caduta di Metternich ebbero quale effetto di radicalizzare lÆopinione pu
bblica italiana, spingendo altres∞ le forze democratiche repubblicane a prendere lÆiniziativa di una lotta risoluta contro lÆAustria, anzitutto nel Lombardo-Veneto. A Venezia, una grande manifestazione popolare chiese e ottenne il 17 marzo la liberazione
di D. Manin e N. Tommaseo, arrestati nel gennaio. Ma la prima grande insurrezione antiaustriaca scoppi≥ a Milano allorquando borghesi, operai e artigiani ingaggiarono una lotta armata contro le truppe del maresciallo Radetzky, riuscendo a cacciarle dopo
cinque giorni di combattimenti (18-22 marzo). Anche nei ducati di Parma e Modena i sovrani vennero deposti.\par
Queste insurrezioni creavano un vuoto di potere e mettevano i sovrani di fronte allÆalternativa di scegliere fra lÆAustria e le forze insurr
ezionali. E proprio lÆatteggiamento da tenere nei confronti dei sovrani, specialmente di Carlo Alberto, fece emergere i contrasti latenti allÆinterno del movimento per lÆindipendenza nazionale.\par
A Milano, dove venne formato un governo provvisorio, i
nobili moderati guardavano a un intervento di Carlo Alberto come allÆunica possibilitα di dare alla lotta contro lÆAustria un carattere conservatore.\par
Cattaneo pensava invece che la lotta per lÆindipendenza non dovesse nascere con lÆipoteca rappresen
tata dai fini espansionistici di casa Savoia.\par
Mazzini, dal canto suo, aveva accantonato la pregiudiziale repubblicana mettendo in primo piano il comune obbiettivo della vittoria contro gli Austriaci.\par
In questo clima di incertezza matur≥ la deci
sione di Carlo Alberto di dichiarare guerra allÆAustria. Lo spinsero a questo passo non solo le manifestazioni popolari scoppiate nel regno a favore dellÆintervento, ma anche la speranza di poter al pi∙ presto liberare la penisola dalla tutela asburgica,
arrivando alla formazione di quel regno dellÆalta Italia che era nelle aspirazioni tradizionali di casa Savoia, e il timore, dopo la proclamazione della Repubblica di Venezia (22 marzo), di un eccessivo rafforzamento delle forze politiche pi∙ radicali.
Carlo Alberto si mosse il 23 marzo e il 26 entr≥ in Milano in un clima di generale entusiasmo patriottico.\par
I sovrani di Toscana, Roma e Napoli inviarono contingenti militari cui si affiancarono gruppi di volontari, ma sotto lÆapparente unitα di inte
nti degli stati italiani, sanzionata dallÆautoritα morale del papa, si celavano aspri contrasti. Carlo Alberto, ansioso di volgere a proprio vantaggio lÆandamento della crisi, suscit≥ le diffidenze di tutti: della Toscana e dello Stato pontificio, perchΘ
contravvenendo agli accordi presi per lÆattuazione della lega doganale ne chiese la trasformazione in una intesa militare; dei milanesi, per le pressioni esercitate dai suoi emissari affinchΘ si pronunciassero per lÆunione della Lombardia con il Piemont
e prima della fine della guerra; del movimento indipendentista, per la sua tiepidezza verso lÆapporto dei volontari, da lui considerato un ostacolo alla piena libertα di azione sia militare sia politica. Una simile linea avrebbe avuto una sua efficacia u
nicamente nel quadro di una supremazia militare autonoma.\par
LÆesercito sardo, invece, non era in grado da solo di fronteggiare gli Austriaci. E quando la guerra ôfederalistaö, in seguito al ritiro di Pio IX, di Leopoldo II e di Ferdinando II dalla coa
lizione, si trasform≥ in ôguerra sabaudaö, esso mostr≥ le sue debolezze. Dopo i primi successi militari culminati nella presa di Peschiera (30 maggio), cui seguirono quelli politici segnati dalle votazioni in favore dellÆannessione al Piemonte di Milano,
di Parma e Modena, del Veneto e, da ultimo, di Venezia, la situazione si capovolse. Agli inizi di luglio gli Austriaci avevano ormai una netta superioritα di uomini, armamenti e direzione strategica. Il 23-25 luglio lÆesercito piemontese, attaccato da R
adetzky, venne duramente sconfitto a Custoza, nei pressi di Verona, e indotto alla ritirata. Il 9 agosto il generale Salasco firm≥ a nome del re lÆarmistizio con lÆAustria. Furono i democratici, a questo punto, ad assumere la direzione del movimento per
lÆindipendenza nazionale. Venezia rifiut≥ di arrendersi e organizz≥ la resistenza sotto la direzione di D. Manin. In Toscana, alla fine di ottobre, si costitu∞ un governo democratico presieduto da G. Montanelli e con D. Guerrazzi al ministero degli Inter
ni, che aveva quale programma la convocazione di una costituente italiana.\par
Nel novembre, a Roma, dopo una grande manifestazione, i democratici furono chiamati al potere da Pio IX il quale, per≥, fugg∞ a Gaeta chiedendo la protezione di Ferdinando II
. Anche a Roma il governo provvisorio accolse lÆidea di una costituente italiana per stabilire lÆassetto istituzionale della futura nazione. Nel frattempo si convoc≥ la costituente romana che il 9 febbraio 1849 dichiar≥ la fine del potere temporale dei p
api e proclam≥ la repubblica. LÆavvento dei democratici al potere sia in Toscana sia a Roma indusse Mazzini a premere per la creazione di uno stato unico repubblicano. Ma il progetto fall∞ per lÆopposizione decisa di Guerrazzi, contrario a qualsiasi ipot
esi di unificazione. In Piemonte, intanto, fallita una mediazione anglo-francese per il riconoscimento da parte dellÆAustria dei diritti sabaudi sullÆalta Italia, Carlo Alberto si apprestava a riprendere la guerra, considerata necessaria per il prestigio
e lÆavvenire della dinastia. Trascinato dal parlamento e dallÆopinione pubblica, il 12 marzo 1849 ruppe lÆarmistizio con lÆAustria. Le operazioni militari ebbero un esito catastrofico. LÆesercito piemontese fu rovinosamente sconfitto a Novara il 23 marz
o. La sera stessa Carlo Alberto abdic≥ in favore del figlio Vittorio Emanuele II (1848-78) e part∞ in incognito per il Portogallo, dove mor∞ quattro mesi dopo. Il nuovo re ottenne dal maresciallo Radetzky condizioni di pace pi∙ favorevoli di quelle che a
vrebbe potuto ottenere il padre, responsabile della guerra. LÆarmistizio di Vignale (24 marzo) stabil∞ lo scioglimento dei corpi di volontari e lÆoccupazione austriaca di parte del Piemonte. Vittorio Emanuele II, che in effetti condusse le trattative al
di fuori del parlamento, si impegn≥ con lÆAustria ad avversare i democratici ponendo fine alla loro influenza, ma non revoc≥ lo statuto.\par
LÆarmistizio con lÆAustria pose il movimento democratico in gravi difficoltα. A Genova unÆinsurrezione scoppiata
tra la fine di marzo e i primi di aprile contro la fine della guerra venne repressa dal generale La Marmora che cannoneggi≥ la cittα. Brescia, sollevatasi negli stessi giorni contro gli Austriaci, sub∞ una durissima reazione. In Toscana, dopo una parent
esi di dittatura personale di Guerrazzi, i moderati ripresero il potere e invitarono il granduca a tornare rispettando la costituzione, ma gli Austriaci lo indussero a rifiutare. Ridotto a vassallo dellÆimpero asburgico, Leopoldo II rientr≥ a Firenze il
28 luglio e abrog≥ lo statuto.\par
Resistevano ancora le repubbliche di Roma e di Venezia. La prima rappresent≥ il punto pi∙ alto per la coerenza della sua direzione politica, nella quale Mazzini rivel≥ determinazione e notevole abilitα. In contrapposiz
ione al tradizionale malgoverno dello Stato pontificio, i democratici repubblicani, con la costituzione del 3 luglio 1849, proclamarono la sovranitα popolare, lÆimpegno dello stato a promuovere il benessere dei cittadini, lÆautonomia delle amministrazion
i locali, la libertα religiosa e il suffragio universale, lÆappartenenza di tutti i cittadini alla guardia nazionale e il carattere volontario dellÆesercito. Il governo progett≥ inoltre una riforma agraria basata sulla redistribuzione dei beni ecclesiast
ici che, anche se rimase inattuata, rappresent≥ il momento di maggiore apertura del movimento democratico sul piano sociale. Il destino della repubblica era per≥ ormai segnato. Pio IX si era rivolto con successo alle potenze cattoliche per essere restaur